Di Francesco Ridolfi

 

"tutti possono fare teatro... anche gli attori...
si puo' fare teatro dappertutto... anche nei teatri..."

 

“il TdO […] cerca di non accontentarsi di riflettere sul passato […] deve sempre portare alla costruzione di un modello di azione futura” (Boal 1977)

 

Il Teatro dell'Oppresso (TdO), nasce in Brasile negli anni '60 ad opera di Augusto Boal, direttore del teatro Arena di San Paolo, in cui introduce il metodo Stanislavskij che rivoluzione il rapporto tra attore e personaggio: l’attore non ‘mostra’ il personaggio ma lo ‘vive’.

Boal si pone il problema dell’uso sociale dell’arte e della sua funzione politica: l’obiettivo è lo sviluppo della teatralità umana, cioè della capacità di ognuno, non solo dell’artista, di usare il linguaggio teatrale per conoscere e trasformare la realtà interiore, relazionale e sociale[1].

“Basta con il teatro che non fa che interpretare la realtà: bisogna trasformarla!” (Boal 1977).

Il conduttore del tdo assume un atteggiamento maieutico, non da' risposte ma pone domande e crea contesti protetti utili per la ricerca collettiva di soluzioni. Fulcro del lavoro e' l'analisi insieme alla trasformazione delle situazioni oppressive, di disagio, conflittuali, della vita quotidiana. Il presupposto del teatro dell’oppresso è quindi l’importanza di reagire alle oppressioni personali e sociali, chiede ad ognuno di esercitare il proprio potere, anche se può sembrare minimo, per liberarsi valorizzando le risorse individuali e collettive nel processo di presa di coscienza del proprio potere personale.

Lo spettatore è portato ad essere protagonista dell’azione drammatica perché si ritiene che questo stimoli la successiva estrapolazione di quell’esperienza nella vita reale. Lo “spett-attore” (come lo chiama Boal), entrando in scena e reagendo all’oppressione nella finzione teatrale, si arricchisce di ideee ed energie, ha la possibilità di capire e trasformare, in una situazione protetta, per poi affrontare con un maggior bagaglio di strumenti ed esperienze l’oppressione reale.

Il lavoro ha così un doppio valore: quello fatto con gli attori all’interno del laboratorio e quello successivo all’interno del teatro forum in cui il pubblico ha funzione attiva con la possibilità di salire sul palco entrando sulla scena e proponendo la soluzioni creative, non guidate dalla regia, al conflitto in atto.

 

Alcune caratteristiche generali di questo approccio teatrale fanno sì che possa diventare uno strumento particolarmente efficace nella realizzazione di interventi formativi- che vadano al di là della trasmissione di informazioni - su temi di valenza sociale:

 

  1. 1)E’ un teatro che rende attivo il pubblico e serve ai gruppi di "spett-attori" per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realta' che essi stessi vivono. Rispetto ad altre forme di teatro tradizionale gli spett-attori - i questo caso i ragazzi delle scuole e la comunità locale – hanno la possibilità di intervenire direttamente nella trasformazione delle scene rappresentate, favorendo lo sviluppo di una riflessione attiva sul fenomeno in esame. Il Teatro-Forum in particolare è una tecnica per cui il pubblico è chiamato a confrontarsi con la scena presentata; la scena (Modello) mostra una difficoltà tra persone, un conflitto o un disagio; il pubblico, dopo aver visto la scena, può fermarla e intervenire sostituendosi ai protagonisti per cercare delle soluzioni possibili. Si accende così un "dibattito" teatrale che permette la sperimentazione in vivo delle soluzioni proposte e la partecipazione attiva del pubblico. Il conduttore del Forum (Jolly) coordina il dibattito senza dare giudizi o prendere posizioni ideologiche, ma facilitando l'ascolto, il contributo di tutti, l'approfondimento del problema.

 

  1. 2)Il TdO si basa sull'esplicitazione di conflitti interpersonali e sociali. Il TdO cerca soluzioni al conflitto ed è il gruppo stesso che le ricerca e le mette in pratica, seppure in uno scenario teatrale. I processo è in divenire e si basa su alcune ipotesi di lavoro tra cui la principale è la seguente: la prova dell’azione di liberazione chiarifica (a livello razionale ed emotivo) i problemi e stimola ad agire di conseguenza nella vita quotidiana. Il tema del conflitto nelle sue diverse articolazioni (interiore-individuale, all’interno della famiglia o del gruppo di pari, all’interno della comunità locale e con le Istituzioni) può rappresentare una chiave di lettura del tema dell’usura che stimoli la curiosità e l’interesse dei ragazzi.

 

Il Forum ha in particolare, rispetto ad altri metodi, alcune caratteristiche che possono essere utilmente sfruttate per la prevenzione e sensibilizzazione:

 

  1. 1)I problemi sommersi vengono esplicitati, se ne discute alla luce del sole, si facilita il parlarne alla pari e pubblicamente e quindi l'emersione delle diverse opinioni e atteggiamenti che possono così essere confrontati coi pari. Questa forma di teatro non da' risposte ma pone domande e crea contesti utili per la ricerca collettiva di soluzioni promuovendo quindi la consapevolezza rispetto a temi nuovi e poco noti;
  2. 2)Le diverse visioni e soluzioni sono proposte dal pubblico e accettate dal Jolly; questa facilitazione permette di avvicinare comunicazione esplicita e latente riducendo la loro forbice;
  3. 3)La molteplicità di alternative che vengono esplorate aiuta la persona a farsi una propria opinione non dogmatica e ad accettare le altrui soluzioni come ipotesi possibili;
  4. 4)I protagonisti delle scene permettono un'identificazione degli studenti nei personaggi proposti (che sono a loro vicini perché co-costruiti) e il meccanismo della sostituzione permette a chi resta a vedere di immedesimarsi comunque nello studente sul palco e viverne le vicissitudini; Pertanto gli "spett-attori" che intervengono nel Forum fungono da modelli di comportamento possibile facilitando la ricerca di comportamenti appropriati per le situazioni critiche mostrate (cfr. la teoria della peer-education);
  5. 5)Le scene permettono di oggettivare situazioni quotidiane che sono spesso vissute come immodificabili in quanto ci si è immersi dentro; la presa di distanza emotiva e cognitiva permette di modificare e analizzare meglio la realtà.
  6. 6) Sostegno dei pari: l'uso di certe soluzioni piuttosto che altre passa anche attraverso l'adesione del gruppo come mostrato dalle pionieristiche ricerche di Lewin sui comportamenti alimentari; il Forum permette di riflettere collettivamente e prendere comuni atteggiamenti;
  7. 7) Lo studio in laboratorio del reale permette di vedere anche le possibili conseguenze dei propri atti con più immediatezza, chiarezza e forza emotiva.

 

Inoltre la realizzazione del Forum permette anche ad altri di incontrare il “prodotto” dell’esperienza del laboratorio, di riflettere sul tema proposto e di confrontarsi con il conflitto messo in scena dagli attori proponendo le proprie soluzioni creative. In questo processo si stimola anche negli “spett-attori” la ricerca di risorse e di strategie funzionali a risolvere aspetti problematici della realtà. In questo senso l’intervento proposto, con la realizzazione di forum che permettono l’interazione e il confronto fra attori della Comunità Locale (esperti sul tema e non) costituisce una sperimentazione di un nuovo modello di coinvolgimento di soggetti diversi (Enti Locali, Scuole, Operatori delle cooperative sociali) che non trovano spesso occasioni di confronto su tematiche di rilevanza sociale come quella dell’usura e della dipendenza del gioco d’azzardo e dal denaro.

Il percorso laboratoriale che porta al teatro forum, e che viene preparato con il gruppo operativo si basa su diverse tecniche che hanno il fine di rendere l'uomo protagonista dell'azione drammatica per allenarlo a essere protagonista della propria vita "insieme" ai suoi simili.
Una delle sue principali ipotesi base e' che "il corpo pensa", ovvero una concezione dell'essere umano come globalita' di corpo, mente ed emozione dove l'apprendimento/cambiamento vede coinvolti tutti e tre gli aspetti, in stretta relazione. Il TdO si muove ai confini tra teatro, educazione, terapia, intervento sociale e politica.

Gli strumenti che usa sono una serie di esercizi e giochi che mirano a sciogliere le "meccanizzazioni" del nostro corpo/mente/emozione che sono cristallizzate nella cosiddetta "maschera sociale". Pur toccando aspetti personali ed emotivi, il TdO non si pone come terapia, ma come strumento di "liberazione" collettiva che poggia sulla presa di coscienza autonoma delle persone, sullo "specchio multiplo dello sguardo degli altri". Ma le diverse situazioni critiche possono essere affrontate usando tecniche e metodi appropriati: il Teatro Forum, il Teatro Immagine, il Teatro Invisibile, il Flic-dans-la-tete (Poliziotto nella testa) il Teatro-Legislativo e altri esercizi particolari.



[1] Il suo lavoro si inserisce, da un punto di vista pedagogico, nel movimento di coscientizzazione guidato da P. Freire; l'obiettivo della coscientizzazione e' di potenziare le conoscenze e le risorse dei gruppi facilitando un processo di apprendimento che diventa coscienza critica, "transitiva" e dialogica e potenzialita' di "liberazione". E’ Centrata sulla fiducia nel "sapere" degli oppressi e sul ruolo problematizzante del conduttore che ‘educa-e-apprende dialogando’. In quest’ottica la conoscenza è una ricerca comune e condivisa svolta dal gruppo di educatori-educandi.